Di Marina Gellona
***
Azzurro tutt’intorno
Di sopra, sotto, a giorno
Di lato, destra, manca
l’azzurro, qui, ti sfianca.
I fianchi addormentati
Sull’amaca, dorati
Sui sassi, bianchi, o scogli
Su rosa, sabbia, soglie
di case siciliane,
di terre non lontane
un’ora e una manciata
è tempo, sei atterrata
Azzurro, alle finestre
Azzurro, al cielo agreste
Azzurro dentro il mare
Smeraldo, blu, e tonnare.
Non tingerti di rosso,
onda bella a più non posso
non cambiare il tuo colore
non è più, lo sai, folklore
la mattanza sì, c’è stata
è finita, è raccontata
è nel canto, nel museo
di Scopello, non più reo.
Ora,
azzurro resta il mare,
trasformate le tonnare
ed il vento fa le righe
è rastrello,
menestrello
ora il vento disfa il cielo
scompiglia
sparpaglia
svaligia
ripiglia
risveglia
sbadiglia
vento,
invidia dell’azzurro
un coltello dentro il burro
un cannolo di ricotta
la sua buccia,
ora,
è rotta
tra i tuoi denti
nella bocca
chiudi gli occhi
ascolta meglio
che l’azzurro è popolato
di uccellini di ogni tipo
anche se non vedi il prato
e le rondini trillanti
che volteggiano lassù
ti ricordano che il mondo
ha un confine differente
e puoi concederti davvero
di pensare
al nulla,
a niente
occhi chiusi per sognare
occhi chiusi per sentire
una mano intorno a un sasso
il tuo corpo come un masso
e la pelle si riscalda
nell’azzurro della culla
è una terra benedetta
tutta d’oro,
presto detta
le sterpaglie,
i campi,
il sole
le montagne (basse, belle)
la proteggono da tutto
e la notte, con le stelle
ma le ho viste anche di giorno!
dice chi si guarda intorno,
sono stelle gelsomini
son comete nei giardini
e profumo di oleandri
e di ibiscus, così grandi
che ti sposeresti sempre
con il mare,
qui
presente.
Grazie terra azzurro cielo,
che mi accogli per intero
grazie a quando ti confondi
con il mare all’orizzonte
accovacciata sulla roccia,
con la pelle biscottata
guardo il sole che si tuffa
tra l’azzurro
e il blu
inabissa
mi ricorda che si può
tramontare con dolcezza
con splendore
con bellezza
si può essere moneta,
poi bottone
e mandarino
si può fare l’occhiolino
diventare piccolina
mezzosole,
virgoletta
dorme nella cameretta
d’acqua
che
poi,
domattina,
ci restituirà i suoi raggi
se saremo nei paraggi
E se qui finisce il sole,
non finisce l’esperienza
che la luna ti telefona
senza filo,
con presenza
alza gli occhi, bambolina
non dormire, fai mattina
mille grilli, mille stelle
ne vedrai, tu, delle belle
cara luna, che disegni
dentro il mare
strade e segni
il tuo occhio dentro i miei
fa risplender ciò che vale
che per me,
da sempre e ora
fa rima
con sole
sale,
mare.
Marina Gellona
Da bambina, come tante, amavo la formula magica con cui si chiudono quasi tutte le fiabe: “e vissero tutti felici e contenti”. Crescendo ho capito che il lieto fine non si verifica con facilità, in nessun ambito della vita: e per un periodo non l’ho presa bene. Mi sono laureata in filosofia con molte domande esistenziali in testa, ho lavorato per il commercio equo, ho vissuto Genova durante il G8 del 2001 e ho cercato uno strumento interpretativo ulteriore: la narrazione.
Espressione contro repressione era il mio mantra, quando mi sono iscritta alla Scuola Holden di tecniche della narrazione. Da allora mi impegno in ricerche e progetti legati al raccontare: dal 2003 insegno una forma di narrazione molto particolare, quella che si scrive ascoltando le persone che raccontano la propria vita o un’esperienza significativa; poi insegno giornalismo per bambini, manutenzione della creatività e scrittura fiabesca. Ho pubblicato racconti; scrivo per alcune riviste, sono giornalista pubblicista. Curo il progetto Infinito8marzo, che dà voce alle donne intervistandole per le strade della mia città, Torino. Le fiabe sono tornate nella mia vita e sono, a volte, tema delle mie lezioni: non ho ancora trovato la formula magica, ma conosco e insegno il potere conoscitivo e sociale delle storie ben raccontate. Qualunque sia il loro finale.
A maggio 2020 è uscito il mio libro Ascoltare e narrare le vite degli altri. Oltre gli stereotipi, i silenzi, le ingiustizie per Dino Audino Editore.
Scrivi un commento