Monica Marelli

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Poche persone hanno la fortuna di crescere con una nonna. Io sono una di quelle fortunate.

Si chiamava Anita, era nata nel 1913, adorava i tacchi alti, aveva fatto solo la sesta elementare ma era sveglia, intelligente, arguta e molto, molto spiritosa. Mi amava come fossi sua figlia e indossava il rosso in modo fine ed elegante.

In particolare, ricordo la sua giacca da mezza stagione: era la sua preferita, un leggero misto lana neanche troppo morbido, comprato in uno dei più famosi grandi magazzini di Milano, quando il made in Italy era ancora accessibile tutti.

Quella giacca era di uno squillante rosso Tiziano e le stava così bene! Mia nonna era mora, con i capelli bianchi soltanto in alto, come se fosse stata accarezzata da una neve leggera. Indossava il rosso con estrema naturalezza: lo adorava e il rosso adorava lei. Aveva anche una gonna rossa nell’armadio e sciarpe di tutte le fogge, sempre del colore dell’amore. Se penso che io, a 53 anni suonati, non ho mai avuto il coraggio di indossare neanche una t shirt di quel colore… Forse perché il rosso ti rende subito protagonista della scena, urla a squarciagola: “Ehi, io sono qui, guardatemi! Potete pensare quello che volete di me ma a me non fregherà mai nulla!”. E lei era davvero così. Aveva le sue idee, a cui non avrebbe rinunciato mai, neanche sotto minaccia.  Desiderava tanto che anche io fossi come lei. Da bambina mi diceva: “Monica, se tutti si buttano nel pozzo, ti butti anche tu?”. Voleva che io ragionassi sempre con la mia testa e che gli errori fossero solo miei. Non è sempre andata così: nella mia vita qualche volta mi sono buttata nel pozzo (e mi sono fatta molto male).

Di lei mi rimangono tanti insegnamenti preziosi: non sarei la donna che sono oggi, senza avere avuto Anita nella mia vita. E oggi, quando mi capita di fare un giro nei negozi e vedo qualcosa di rosso, penso sempre: “Questo le sarebbe piaciuto tanto”.

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Monica Marelli

Monica Marelli nasce a Milano nel 1968. Si laurea in Fisica e si dedica fin da subito al giornalismo scientifico, lavorando per tantissime testate nazionali. Pubblica diversi libri di pop science (il più famoso è La Fisica del Miao pubblicato da Editoriale Scienza, il più recente, del 2020,  è Il gatto di Tesla edito da Scienza Express) perché crede che la Fisica sia troppo bella per rimanere chiusa nei libri universitari. La crisi dell’editoria e un grave lutto provocano in lei un grande, profondo cambiamento. E così torna al suo antico amore: il disegno. Potete vedere le sue opere (moltissimi i gatti, altro suo grande amore) sui principali social e sul suo sito. Monica illustra anche i propri libri.