Di Lisa Massei
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Come sviluppare empatia con l’arte
Se ciò che io dico risuona in te,
è semplicemente perché siamo
entrambi rami di uno stesso albero.
(William Butler Yeats)
La definizione che preferisco di empatia è quella di Rogers (padre della psicologia umanistica):
Empatia è la capacità di sentire il mondo dell’altro e accettarlo come unico e irripetibile. L’empatia è strettamente connessa alla sospensione del giudizio e di ogni forma di interpretazione. Rogers sostiene che l’empatia dissolve l’alienazione riportando l’essere umano al centro della sua esperienza.
C’è un’altra frase che mi è rimasta molto impressa, non ricordo dove l’ho letta, più o meno suonava così: se sulla fronte dell’altro ci fossero scritte le sue pene, forse anche i meno empatici potrebbero diventarlo.
In questo articolo voglio parlarti di una declinazione particolare dell’empatia, ovvero della capacità di non giudicare l’arte e di usare l’arte come strumento per diventare più empatici.
Studi recenti sui neuroni specchio hanno dimostrato che l’empatia è innata nell’essere umano, e che possa essere maggiormente sviluppata anche in persone che non si dimostrino particolarmente dotate.
Sulla scia di questo concetto, vorrei fare con te una riflessione sull’empatia e l’arte.
Ti sarà certo capitato di trovarti di fronte ad un quadro, un disegno o una scultura e pensare (o esclamare) “ma che roba è questa?” oppure “questo potevo farlo anch’io”.
Sono qui per dirti il mio pensiero, ovvero che ogni forma d’arte ha un suo perché e che sospendere il giudizio di fronte all’arte è come sospendere il giudizio verso l’altro. D’altronde l’arte è prerogativa dell’uomo e se la si vuole apprezzare o semplicemente accettare, è necessario guardarla con gli occhi dell’empatia.
Ricordo che da ragazza ho sempre amato l’arte, ma alcune opere di grandi artisti proprio non le capivo e per questo non riuscivo ad apprezzarle.
Hai letto bene: non le capivo. Quando ho compreso che il problema era quello, e non una questione di gusto o di opinione, mi sono messa a studiare la vita di questi artisti e così ho iniziato ad amare un quadro di Picasso che prima non mi diceva nulla, o mi pareva un’accozzaglia di segni indistinti, o uno di Frida Kahlo di fronte al quale provavo solo un vago senso di inquietudine e stranezza.
Certo, senz’altro l’immaturità non mi era di aiuto e con il tempo, appassionandomi sempre più all’arte, sono riuscita a comprenderla meglio. Ma capita anche a persone mature di definirsi o comportarsi in modo poco empatico di fronte all’arte e, di fronte all’altro… Ciò ci porta ad essere poco in sintonia e in ascolto dell’altro.
Se tu conoscessi la storia di chi ti sta di fronte, molti dei tuoi giudizi cadrebbero e, si, riusciresti a capire meglio l’altro e a sentire con più finezza ciò che prova e comprendere comportamenti e atteggiamenti di quella persona. Non è forse questa l’empatia?
Come affinare l’empatia con l’arte
Per affinare l’empatia con l’arte, se sei una persona che non la ama, prova a dedicarti a qualche attività semplice, come colorare un disegno o fare qualcosa di creativo con i tuoi bambini, (se ne hai), soffermandoti e stando completamente in relazione con loro e con te stessa.
Qui trovi alcuni articoli in cui ti consiglio come fare ricorso alla creatività e qui trovi dei video di spunti creativi.
Empatia e confini protettivi
Faccio un diclaimer. Se sei una persona molto sensibile potresti esserti chiusa o aver bisogno di mettere dei confini. Mi spiego meglio. Ricordo che molti anni fa, durante un training di formazione, mi parlarono del pericolo di “entrare in confluenza”, ovvero confondere sé stessi con l’altro da sé. Essere empatici significa saper ascoltare, sapersi mettere nei panni dell’altro, ma anche saper mantenere i confini protettivi, sapersi riconoscere e non confondere ciò che l’altro prova con ciò che proviamo noi. Lo so, può sembrare strano ma può accadere. Ricorda di ascoltarti e farti aiutare da un professionista se senti che questi confini sono labili.
La mia rubrica: Il mio collage a colori
[In questa mia rubrica, ogni mese ti parlerò di vari argomenti legati al colore e al collage, in particolare usando la tecnica del SoulCollage® di cui puoi leggere maggiori spunti e informazioni sul mio sito (https://www.lisamassei.it)].
Per realizzare la mia carta, mi sono ispirata al colore rosa Giappone.
Come sempre ti presento la mia carta di SoulCollage® e ti chiedo di osservarla senza esprimere giudizi ma semplicemente di guardarla in silenzio, ricordandoti che è comunque una parte di me, delicata e da “trattare con cura”. Ok?
Se hai dubbi o curiosità sul SoulCollage® puoi contattarmi, sarò felice di risponderti e ti ricordo che lavoro molto con questo metodo e che faccio anche la formazione per imparare a creare il proprio mazzo personale (Formazione SoulCollage® corso base).
Titolo: la guaritrice.
Sono colei che sa cogliere i frutti respirando i fiori. Sono colei che accoglie la primavera, anche quando dentro tutto sembra svanire. Sono colei che vede oltre e sa ascoltare nel profondo. Sono colei che guarendo guarisce se stessa. Sono colei che ha un occhio di riguardo, abbracciando le emozioni, come carezze, come incertezze.
Adesso prova a creare anche tu una carta…
Per farlo ti occorre: un cartoncino di 12,5 x 20 cm forbici e colla. Io ti lascio questa immagine, ma tu puoi trovarle uno sfondo che ti piace. Per non usare immagini coperte da copyrightht ti consiglio di cercare uno sfondo in questi siti (https://www.unsplash.com/ e https://www.pixabay.com/it/) ma se preferisci puoi usare anche ritagli di giornale (che però sono soggetti a copyright) o carte a tinta unita.
Allora… Che carta faresti con questa immagine? Cosa senti quando la guardi?
Bonus con palette personalizzata
Se desideri avere una palette personalizzata ispirata alla tua carta, puoi inviare una foto della carta a ciao@michilab.com e Michela ti invierà la tua bellissima palette. Che aspetti?
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