Di Maria Rosa Cirimbelli

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Se n’è andata in una verde mattina d’aprile, in un anno che ha portato tragedie. Un freddo tardivo e inusuale per la stagione, aveva gelato alcune foglie del mio profumatissimo viburnum, e quella mattina il vento gelato del nord cristallizzava l’aria rendendo i colori nuovi ancora più brillanti. Il verde novello dei prati coltivati a grano, il verde innocente delle prime foglie degli alberi intorno a casa, mai così preziose come in questo anno pandemico strano e senza mete.

Sonia era la mia commercialista e chi è libera professionista sa cosa significa. Aveva assistito a tutte le mie trasformazioni professionali degli ultimi 15 anni. Era di poche parole Sonia, ma lavorava bene. Nell’ultima mail, due giorni prima che un trombo la rapisse a soli 44 anni e con due figli ancora piccoli, mi ha scritto un “spero di rivederti”, frutto della sua poca passione per le parole che le ha fatto tralasciare quel “presto” propositivo e dando così a quella frase un che di sinistro, quasi una premonizione. La morte improvvisa e prematura lascia nel nostro cuore una ferita difficile da rimarginare, cristallizzando nel mondo della commozione le immagini di chi non c’è più e lasciando un inguaribile desiderio di ricordo. Così per giorni e giorni e giorni la mia mente ha continuato a cercare Sonia nel suo studio azzurro luccicante, a vederla in bilico sul suo tacco dodici, a sentire la sua voce incerta nel tentativo di spiegarmi cose per me incomprensibili.  Certo è che Rob Brezsny con il suo oroscopo, da settimane sembrava guardarmi nell’anima. Parlò a me bilancia del dolore e di quanto fosse importante “soffermarci per il tempo giusto, finché non abbiamo imparato la sua lezione e capito come non provarlo in futuro, ma non più a lungo.” E poi mi parlò anche del verde che cura: “Forse abbiamo bisogno di sdraiarci nudi in un campo di fiori selvatici, di camminare nudi attraverso la bellezza, il colore e il profumo”. (Rob Brezsny è molto più che un astrologo. Se non conoscete il suo oroscopo guardate a questo link, ma vi avverto può creare dipendenza).

Di solito in primavera si ricomincia a camminare. Le montagne dalle nostre parti hanno i piedi nel lago e il paesaggio è dolce, a volte malinconico. Si attraversano grigi ruderi abbandonati da tempo e la vegetazione primaverile dà una sensazione di libertà e sembra chiedere ai passanti una promessa di ritorno. Sono giornate preziose che ricostruiscono legami, aiutano ad affrontare la settimana e aggiungono colori nell’iride delle emozioni.

Come Monet amava dipingere en plein air giardini, stagni, fiori e persone sedute sul prato a chiacchierare, io lo so che stare nel verde mi cura e mi guarisce. Ma in quest’anno pandemico la pozione magica settimanale di alberi, rocce, prati e Déjeuner sur l’herbe è venuta a mancare e la malattia della solitudine, dell’inquietudine, della tristezza si è fatta sentire. Quante volte ho pensato ai prati infiniti attraversati lungo il cammino di Santiago, o alle gole maestose di Samaria a Creta, o ai capanni da figli dei fiori sulla spiaggia in Sardegna, raggiunti dopo ore e ore sotto un sole di Primavera che anticipa l’estate. O al verde incontaminato delle foreste appenniniche nella poco conosciuta terra d’Abruzzo.

Se non avete mai fatto un cammino, un trekking, un pellegrinaggio a piedi vi consiglio vivamente di farlo. È un’esperienza profonda che ci mette in moto verso noi stessi. Il cammino lungo è metafora di vita: alle spalle il passato, l’esperienza, la conoscenza dei propri limiti e davanti il nuovo. Poche cose nello zaino, quanto basta per vivere e scoprire che non ti servirebbe molto di più. E mentre cammini insieme ad altri compagni di viaggio, il cammino misura la tua resilienza e la tua capacità di ascolto. Passo dopo passo l’incontro con gli alberi, i fiumi, i laghi, il mare è la ricompensa di tanta fatica. E il corpo diventa il tempio prezioso da onorare ogni giorno.

In giro per il mondo c’è un vero e proprio esercito di persone che camminano. Uomini e donne, anche da sole, che attraversano interi continenti. Ci sono cammini per ciascuno e per tutti i gusti. Si cammina con gli asinelli, con i propri cani. Si cammina con poeti e scrittori per un percorso che attraversa il cuore e la mente. Si cammina per guarire, per affrontare scelte difficili, per superare un lutto o per meditare. Si cammina in coppia o per trovare l’amore della vita. E si cammina per incontrare l’altro e sentirsi a casa.

 

Se avete voglia di viaggi a piedi, trekking, cammini vi consiglio due agenzie che conosco bene

https://www.cammini.eu/

https://www.waldenviaggiapiedi.it/

Se avete voglia di leggere di cammino qui troverete tantissimi libri con percorsi e mappe: https://www.terre.it/categoria-prodotto/collane/percorsi/

E a conferma di quanto il cammino sia benefico per il corpo e per la mente vi segnalo infine una piccola Associazione che ho scoperto da poco https://www.ecopsicologia.it/ Nata dall’incontro tra Ecologia e Psicologia, questa pratica transdisciplinare, attraverso il cammino, insegna a riconoscere la correlazione tra benessere interiore individuale e la qualità dell’ambiente naturale.

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Maria Rosa Cirimbelli

Nasco a Milano nel 1960 e dal 1997 sono una libera professionista.

La mia vita professionale è stata costellata da momenti buoni e altri meno, e quello che mi sorprende oggi è essere ancora felice di fare ciò che faccio. Mi occupo di comunicazione per le imprese e, dopo tanti anni di onorato servizio, posso dire di essere una consulente che sa orientare e guidare qualsiasi azienda in questa attività fondamentale.

Ho chiamato la mia attività Geode Comunicazione, perché mi intrigano i “belli dentro”, quelle realtà che, come il geode, viste da fuori sono sassi grezzi e duri, la cui vitalità e bellezza sta tutta all’interno. Ed è lì che mi piace indagare per fare emergere i valori, le esperienze, le qualità dei prodotti e delle persone.

Da sempre mi piacciono le storie, quelle belle, appassionate, che ti aprono gli occhi, la mente e il cuore. Storie da ascoltare, da scrivere e da condividere. Anche quelle impossibili, fatte di apparente normalità. Storie in bianco e nero o a colori. Storie da far vivere per non dimenticare.

Comunicare per me è emozione, oltre che competenza. Emozione che provo ogni volta che apro un geode e un mondo pieno di colori prende luce.

Il mio sogno? sviluppare il progetto CIRISCRIVE.