Di Anh Thu Nguyen
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Se dovessi associare un colore all’empatia, sì, sarebbe proprio il rosa. Morbido, accogliente, amorevole e femminile… il rosa è un colore che ispira gentilezza, premura e riguardo – le caratteristiche di un vero empatico, no?
Classificata tra le nostre caratteristiche innate, l’empatia (dal greco en-, “dentro”, e pathos, “sofferenza o sentimento”) è la capacità di riconoscere e comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva altrui, in modo immediato, anche senza ricorso alla comunicazione verbale.
L’abbiamo quindi provata tutte nella nostra vita, per lo più nei confronti delle persone a noi care. Ma cosa succede quando ad aver bisogno di ricevere empatia non è l’altro, bensì noi stesse? Siamo capaci di rivolgere la stessa dose di empatia, se non di più, alla nostra stessa persona? Vediamolo insieme.
Immagina la seguente scena: un bambino di 5 anni corre spensierato nel parco, inseguendo una farfalla colorata. Il suo sguardo è rivolto verso l’alto, ha gli occhi fissi su quell’animaletto curioso che gli volteggia davanti. Lui corre, corre, corre e ride, felice e spensierato.
All’improvviso, non accorgendosi delle sporgenze del terreno, incastra il piede sinistro in una radice che spunta dal suolo, capitombolando maldestramente a terra. Cade, sbatte la faccia a terra e d’un tratto si ritrova a pochi centimetri dall’erba. Un dolore lancinante si espande su tutto il volto e inizia a piangere.
Cosa faresti se ti trovassi lì in quel momento? Ti verrebbe spontaneo avvicinarti subito al bambino per assicurati che stia bene, no? Penseresti: “Poverino, chissà che male che starà provando. Deve essersi spaventato tantissimo.” Lo abbracceresti e gli faresti sapere che è al sicuro, che ora è tutto a posto… “Va tutto bene, ci sono qua io, ti proteggo, stai tranquillo”, gli diresti.
Ora immagina quest’altra scena: è agosto, sei al ristorante con i tuoi amici, enorme gocce di sudore scendono dalla tua fronte e tu sei stra-affamata. Avete camminato per ore sotto il sole cocente e sei stanca morta. Anche se ti senti un po’ impacciata con l’inglese, ti armi di tutto il tuo coraggio e ordini il pranzo per tutti (dato che nessuno dei tuoi compagni di viaggio conosce questa lingua). Già che ci sei, chiedi anche una bella caraffa di sangria fresca per tutti, che non vedi l’ora di gustarti.
Dopo un’attesa che sembra essere durata anni, finalmente la cameriera si avvicina e vi porta le bevande. Ti stavi già innervosendo, non ne potevi più di aspettare! Allunghi la mano per prendere il bicchiere, ma presa dalla foga… il tuo braccio si muove in maniera maldestra e BAM! Senza volerlo, urti la caraffa e fai cadere tre bicchieri, che si frantumano a terra. Ora non solo la caraffa è mezza vuota, ma hai anche rovesciato tutta la sangria su di te, sui tuoi amici e pure sulla coppia che sta mangiando tranquillamente alla tua destra. Cavolo, e dire che stai indossando anche la tua maglietta preferita!
La tua faccia diventa rossa, la vergogna prende il sopravvento: vorresti farti piccola piccola e sparire. Mamma mia che figuraccia! “Che stupida!!! Come ho potuto fare questo casino? Dovevo stare più attenta! Mannaggia, lo sapevo che stamattina dovevo starmene a casa. Sono proprio una buona a nulla, riesco a combinare pasticci anche quando sono in vacanza. Che figura di merda!!! Chissà cosa penseranno i vicini, vorrei sprofondare e sparire, che vergogna!”. E così via, per trenta interminabili minuti.
Adesso ti chiedo: è già capitato anche a te di sentirti in questo modo, non è vero? Magari non hai rovesciato la sangria, magari non hai rotto i bicchieri, magari non sei stata così maldestra come la nostra sfortunata protagonista… ma quante volte ti sarà già successo di parlarti in maniera simile? Quante volte ti sei rimproverata perché credevi di non aver fatto abbastanza, di non esser stata sufficientemente attenta, di non aver agito in modo corretto, di non aver fatto ciò che gli altri si aspettavano da te?
Scommetto che la risposta è “molto spesso”. Questo perché siamo abituate ad accanirci contro di noi, diventando le peggiori aguzzine di noi stesse. Magari crediamo anche che tutto questo comportamento non abbia conseguenze, eppure ne ha, eccome!
Pensaci… a lungo andare, come ti sentirai se continuerai a parlarti in questo modo? Credi che la tua autostima ne uscirà rafforzata, o al contrario si abbasserà ogni volta un po’ di più? E la fiducia in te stessa, pensi che crescerà? O ti troverai sempre più a mettere in discussione te stessa e il tuo valore? Che dire poi della tua serenità e pace interiore… Sarai felice di vivere la tua esistenza, o ti ritroverai più spesso a lamentarti, ad arrabbiarti, a frustrarti e a soffrire?
Esattamente. Siamo tanto capaci di provare empatia nei confronti delle persone, siamo in grado di comprendere le sofferenze altrui e riusciamo a sostenere gli altri nei loro momenti di bassa. E allora perché non iniziamo a farlo anche con noi stesse?
Comincia quindi a provare empatia nei tuoi confronti e dirti, per una volta tanto: “Ok, sono stata maldestra e ho rovesciato tutta la sangria. Tranquilla, può succedere. Non l’ho fatto intenzionalmente. Sono stanca e affamata, oggi la coordinazione non è il mio forte. Va bene così, può capitare a tutti. Ora aiuto a pulire e di certo una soluzione si troverà.” E aggiungi: “Fare dei piccoli errori ogni tanto è normale, e non significa che valgo di meno. Ho valore semplicemente perché esisto. Non sono né stupida né maldestra, ho solo commesso un’azione maldestra, senza neanche volerlo. Mi amo e mi accetto così come sono, anche in questi momenti.”
Creare empatia verso di te significa avviare un rapporto di amore, cura, rispetto e fiducia nei tuoi confronti. Significa gettare le basi per il tuo personale empowerment. Significa amarti ed accettarti completamente. Non solo nei momenti in cui brilli e sei al top.
È troppo facile volersi bene solo quando le cose vanno bene. Fallo anche e soprattutto in quei momenti di scoramento, nelle situazioni in cui commetti degli sbagli, quando ti senti piccola e vorresti sparire dal mondo. È proprio in quelle occasioni, più di tutte, che hai bisogno di riscoprire la tua prima cheerleader: quella che è dentro di te!
Impara a coltivare l’empatia verso te stessa, soprattutto durante le difficoltà. E vedrai che in questo modo, un passo alla volta, inizierai a cambiare te stessa e… il mondo.
Anh Thu Nguyen
Sono Anh e sono Coach dell’Anima, formatrice, Moon Mother e Points of You trainer. Ti aiuto a far brillare appieno la tua luce interiore e a ritrovare una connessione autentica con te stessa, così che tu possa vivere con soddisfazione e fiducia la tua vita.
Ho creato LUNA Scuola di Coaching per l’Anima per aiutare le donne a scoprire la magia del coaching, così che possano facilitare cambiamento e trasformazione nella vita di altre persone. Scopri di più da qui!
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